Una solo luogo non bastava per ricordare il grande Tintoretto che, è proprio il caso di dire, con questa mostra torna a casa.
Tintoretto a Venezia: la sua arte
Jacopo Robusti nasce infatti a Venezia ed è considerato dalla critica l’ultimo grande pittore del Rinascimento italiano. Il soprannome Tintoretto deriva dal mestiere del padre, che si occupava di tingere le stoffe. Proprio con i colori che usava il padre mostra le prime inclinazioni verso la pittura. Inizierà così un apprendistato nella bottega di Tiziano. La leggenda dice che il pittore affermato abbia visto nell’apprendista un pericoloso rivale, sia rimasto così intimorito dalla sua bravura tanto da cacciarlo dallo studio dopo pochi giorni.
Tintoretto a Venezia: il giovane Tintoretto alla Galleria dell’Accademia
La monografia sul grande artista veneziano si sviluppa in due mostre che si svolgono in contemporanea, una a Palazzo Ducale e l’altra alla Galleria dell’Accademia. Nelle sale della Galleria dell’Accademia si ripercorrono in circa 60 opere gli anni giovanili di Tintoretto. I primi dieci anni di attività del pittore veneziano, dal 1538 al 1548 sono il decennio di maggior successo. Proprio in questi anni viene realizzata una delle tele più belle, Il miracolo dello schiavo, opera di punta dell’ Accademia veneziana.
Tintoretto a Venezia: dentro l’opera
Il miracolo dello schiavo è un’opera fondamentale e merita un attimo di attenzione. Nella grande tela Tintoretto mette in scena l’episodio che riguarda la storia di uno schiavo torturato dal suo padrone perché scoperto a pregare sulla tomba di San Marco. Miracolosamente arriva San Marco, il quale spazza gli strumenti di tortura e salva lo schiavo. Tintoretto rappresenta la scena come se si svolgesse su un palcoscenico. Gli spettatori, stupiti e spaventati, sono disposti lungo due linee diagonali che si incontrano al centro sul corpo dello schiavo, visualizzato di scorcio. Il pittore veneziano rende a pieno la drammaticità del miracolo in atto. L’apparizione del santo è rappresentata in modo appariscente, esagerata, vistosa, stupisce e coinvolge. Ecco che Tintoretto arriva così al suo scopo finale, quello di smuovere l’animo dello spettatore. Riuscirà in quest’impresa anche negli anni a venire.
Tintoretto a Venezia: la seconda parte della mostra a Palazzo Ducale
Tintoretto 1519-1594 è il titolo della mostra complementare che si terrà in contemporanea a Palazzo Ducale. Le opere esposte tra le sale degli Appartamenti del Doge includono settanta dipinti e un raro nucleo di disegni, scelti con riferimento alle opere esposte per illustrare al meglio il percorso creativo della maturità del maestro. Le opere che segnano il periodo della maturità dell’artista sono dei prestiti eccezionali da musei italiani, europei e americani.
Tintoretto a Venezia: la maturità dell’artista
A Palazzo Ducale riprendiamo il filo e proseguiamo il racconto interrotto all’Accademia. I soggetti religiosi e le figure profane si alternano creando un’atmosfera da cui rimanere ammaliati. L’immagine simbolo della mostra è l’opera Susanna e i vecchioni, realizzata nel 1555. La vicenda messa in opera riguarda due anziani giudici, i quali, innamoratisi della giovane Susanna, dopo averla a lungo spiata le propongono di giacere con loro. Qualora Susanna non accettasse la loro proposta, questi la minaccerebbero di adulterio facendola condannare a morte. Tintoretto rappresenta uno dei momenti in cui i due anziani spiano dalla siepe, Susanna. Lo stile che contraddistingue le opere della serie è particolare e non si riscontra in tutta la produzione del veneziano. Utilizza piccole pennellate per realizzare le trame della vegetazione e dei dettagli dell’abbigliamento. La protagonista indiscussa è la luce, che illumina la donna in primo piano e che coglie lo sguardo di chi osserva.